Il fantasticare, o sognare ad occhi aperti, è un’attività mentale comune a molti.
A volte è una forma di rifugio, un modo per scappare dalla realtà, dalla monotonia o durezza della vita quotidiana. Ci permette di esplorare desideri e aspirazioni che non sempre riusciamo a soddisfare, offrendo una via di fuga temporanea da frustrazioni e difficoltà.
Il fantasticare nei bambini che vivono in contesti maltrattanti diventa un rifugio sicuro dove la mente può trovare sollievo dalle ferite della realtà e costruire mondi alternativi di speranza e protezione.
Altre, e’ uno strumento di auto-esplorazione, che consente di entrare in contatto con il nostro inconscio e con emozioni o pensieri che non sempre emergono in modo consapevole. E’ un dialogo con parti profonde di noi stessi, un modo per esplorare i desideri che spesso non possiamo esprimere apertamente, ma anche per elaborare emozioni e situazioni difficili che magari non riusciamo a vivere nel mondo reale.
Dal punto di vista psicologico, la fantasia rappresenta una forma di elaborazione e gestione delle emozioni. Quando ci troviamo in situazioni di stress o insoddisfazione, il nostro cervello crea scenari alternativi che ci permettono di vivere esperienze gratificanti o di risolvere conflitti interiori. Questo processo non solo aiuta a ridurre l’ansia, ma può anche stimolare la creatività e il problem-solving, poiché il pensiero immaginativo ci consente di esplorare soluzioni diverse da quelle pratiche o immediate.
Quando fantasticamo, siamo dei veri e propri creatori. La mente gioca con scenari alternativi, riscrive storie, prova a risolvere conflitti che ci angosciano. E mentre lo facciamo, non è solo un modo per rilassarci, ma anche un piccolo atto di resilienza: immaginando situazioni più soddisfacenti, riusciamo a dare forma a qualcosa che nella realtà ci sembra sfuggente. E sì, può essere anche un modo per sentirci più in controllo, specialmente quando la realtà sembra sfuggirci di mano.
Se il fantasticare diventa una fuga costante, un’ancora di salvezza permanente, allora la fantasia perde il suo valore terapeutico e può trasformarsi in una modalità disfunzionale di isolamento, creando uno spazio di vita dissociato.
Il giusto equilibrio tra immaginazione e realtà è cruciale per mantenere il benessere psicologico, permettendo alla fantasia di arricchire la nostra vita, di nutrire la nostra creatività, senza sostituirsi alla necessità di affrontare concretamente le sfide quotidiane.
Il tema del fantasticare, inteso come processo psicologico, è stato esplorato da diversi autori e teorici nel corso della storia della psicologia:
Sigmund Freud ha esplorato in modo approfondito il mondo delle fantasie nel contesto dell’inconscio. Ha evidenziato come le fantasie siano manifestazioni dei desideri repressi. Per Freud, le fantasie non sono solo un modo per evadere dalla realtà, ma rappresentano una forma di soddisfazione simbolica di desideri inconsci, spesso legati a esperienze infantili non risolte. Il fantasticare, quindi, diventa una forma di espressione della psiche che permette di elaborare conflitti interni.
Carl Gustav Jung ha ampliato la comprensione del fantasticare, collegandolo ai suoi concetti di archetipi e inconscio collettivo. Per lui, le fantasie e i sogni hanno una funzione di “compensazione” rispetto alla realtà esterna e possono aiutare l’individuo a integrare aspetti non consapevoli della sua psiche. Le immagini fantasiose, dunque, non sono solo desideri reconditi, ma anche strumenti di crescita e di individuazione, un processo attraverso cui una persona diventa pienamente se stessa.
Erik Erikson, ha discusso del ruolo della fantasia nell’infanzia e nell’adolescenza come parte del processo di esplorazione dell’identità. Nella sua teoria del ciclo di vita, Erikson ha posto grande enfasi sull’importanza del gioco immaginativo e delle fantasie nell’aiutare i bambini a risolvere dilemmi emotivi e a sviluppare una comprensione di sé.
La psicoanalista Melanie Klein ha studiato l’uso delle fantasie come strumento per comprendere le dinamiche psichiche nei bambini. Ha proposto che i bambini usino le fantasie come mezzo per gestire angosce e conflitti interni. Le sue teorie riguardano la fantasia primaria, un mondo immaginario attraverso cui i bambini cercano di elaborare le proprie emozioni, in particolare quelle di amore, odio e ansia.
Rollo May ha scritto in La psicologia della creatività (1967) sul potere della fantasia come strumento di creatività e di esplorazione dell’esistenza. Secondo May, il fantasticare è legato alla capacità dell’individuo di proiettare sé stesso in nuove possibilità, una forma di “creazione” che permette di sfidare le limitazioni imposte dalla realtà quotidiana.
Donald Winnicott, psicoanalista inglese, ha introdotto il concetto di “spazio potenziale”, un’area intermedia tra la realtà interna e quella esterna dove la fantasia può esprimersi liberamente. Secondo lui, il gioco immaginativo (o fantasia creativa) è fondamentale per lo sviluppo della personalità, poiché aiuta il bambino a gestire la separazione dalla madre e a costruire una realtà psicologica più autonoma.
Victor Frankl, ha esplorato come la fantasia e l’immaginazione possano essere utilizzate come mezzi per affrontare le sofferenze. Nelle sue opere, Frankl sottolinea come il “sogno” di un futuro migliore, anche solo a livello immaginativo, possa essere una risorsa per affrontare le difficoltà e dare un senso anche alle esperienze più traumatiche.
Questi autori, ognuno con il proprio approccio unico, hanno contribuito a una comprensione più profonda del fantasticare come processo psicologico, evidenziando come la fantasia non sia solo una via di fuga, ma anche uno strumento di adattamento, crescita e auto-comprensione.
Letture interessanti sull’argomento
- Freud, S. (1900). L’interpretazione dei sogni.
- Jung, C. G. (1964). L’uomo e i suoi simboli.
- Jung, C. G. (1944). Psicologia e alchimia.
- Winnicott, D. W. (1971). Gioco e realtà.
- May, R. (1967). La psicologia della creatività.
- May, R. (1969). L’amore e la volontà.
- Kant, I. (1781). Critica della ragion pura.
- Kundera, M. (1984). L’insostenibile leggerezza dell’essere.
- Kramer, P. D. (2004). L’era della bellezza.
- Bachelard, G. (1958). La poetica dello spazio.
- Bachelard, G. (1938). La psicoanalisi del fuoco.
- Nabokov, V. (1930). La difesa di Luzhin.
- Calvino, I. (1965). Le cosmicomiche.
- Kafka, F. (1952). Racconti.
- Woolf, V. (1931). Le onde.
- García Márquez, G. (1982). Racconti di pietra.
- Sartre, J.-P. (1939). I muri.
- Murakami, H. (1993). L’elefante scomparso e altre storie.
- Salinger, J. D. (1951). Il giovane Holden.
- Bradbury, R. (1950). Le cronache marziane.
- Lispector, C. (1994). Racconti.
“Il mondo è strano, ma chi non sogna non lo capisce.”
Albert Einstein
Melissa Luna Pozzo